14 dicembre 2010
IL GIORNO DEI GIUDIZI
“I manifestanti, studenti arrivati da ogni
angolo del Paese, sfasciano i vetri del ministero del Tesoro, bruciano
cartelloni con l’effige di Nick Clegg e lanciano mazze di legno e palle
da biliardo contro la polizia che carica. Hanno cappucci, sciarpe,
passamontagna. In tanti sono lì per combattere. «Bastardi, bastardi,
bastardi». Un’onda che si alza con forza, si allarga fino a Oxford
Street, davanti ai negozi di moda, semina il panico tra i turisti che
fanno compere in mezzo alla cascata di luci di Natale e finisce
simbolicamente per abbattersi sull’incarnazione fisica dell’unità
britannica: la monarchia.”
Il giorno più lungo
della nuova era Cameron-Clegg (il traditore, bersaglio numero uno degli
studenti) si è scatenato dopo che la Camera dei Comuni ha approvato la
legge che triplica le tasse universitarie, facendo schizzare le rette a
nove mila sterline l’anno. È stata la miccia che ha fatto esplodere una
vera e propria jacquerie studentesca,
che ha sorpreso forze dell’ordine e intelligence prima ancora che la
coppia di futuri regnanti. “’A morte i reali, tagliamogli la testa’.
Sono cominciati così i due minuti probabilmente più lunghi di Carlo e
Camilla. Chiusi in una vecchia Rolls-Royce da parate del 1977…”
Studenti non molto diversi da quelli che
sfilano in Italia contro la riforma Gelmini, dietro gli scudi-libro del
book-block che apre le manifestazioni di piazza, occupano i monumenti e
si arrampicano sui tetti in attesa delle telecamere di Annozero o di qualche maggiorente di partito in cerca (a sua volta) di una telecamera. È la stessa generazione che ha partorito i “cavalieri Jedi” di Assange, che in queste ore stanno tirando giù
come birilli i siti super blindati dei suoi potenti nemici (Interpol,
Visa, MasterCard), i terminali elettronici della procura svedese che
l’ha incriminato, dell’avvocato che rappresenta le due donne che
l’accusano e di Sarah Palin, che lo vorrebbe impallinare. Chiunque si
metta in mezzo.
Il 14 dicembre è il giorno del giudizio per
Julian Assange, che termina il soggiorno presso il carcere vittoriano
di Wandsworth, lo stesso in cui fu imprigionato Oscar Wilde, e tenterà
di convincere il pm a non estradarlo
in Svezia. Ma è anche il giorno del giudizio per Silvio Berlusconi, a
un anno di distanza dal Duomo di Tartaglia. La resa dei conti del “chi
piscia più lontano” tra i galletti del centrodestra italiano è l’evento
più celebrato dell’anno dal coro mediatico nostrano e, inevitabilmente,
ha stuzzicato la creatività barricadera in una giornata campale per la Capitale, blindata come non mai.
“L’universo dei Book-Block ha lanciato un
sondaggio online per scegliere i nuovi titoli da portare in piazza,
martedì, contro il Ddl Gelmini e il governo. Alla consultazione web
hanno partecipato 5 mila universitari, alcuni dall’estero: libro più
votato, La volontà di sapere di Michel Foucault. Seguono in ordine: 1984 di George Orwell, Il cavaliere inesistente di Italo Calvino, L’origine delle specie di Charles Darwin, Noi saremo tutto di Valerio Evangelisti.”
“Qual è il destino degli arcana imperii al
tempo di WikiLeaks?” Stefano Rodotà sceglie un titolo del Guardian per
liricizzare un po’ il suo pensiero:
“La rivoluzione è cominciata e sarà digitale”. Non è dato sapere se di
rivoluzione trattasi, e se solo online (Camilla d’Inghilterra e la
Gelmini forse non sarebbero d’accordo), forse si tratta di una rivincita
jungeriana del no future punk, o più probabilmente di un banale
avvicendamento darwiniano. In questo caso molti degli intellettuali
festeggianti hanno ben poco da stare allegri.
L’immagine è tratta da Leggo.it. L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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