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 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
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26 maggio 2010
PEACE AND LOST
“Il medico Jack Shephard riesce a salvare l’isola di Lost.
L’ultimo episodio della serie culto si è concluso nello stesso modo con
cui era cominciato sei anni fa: un primo piano dell’occhio di Jack,
steso sulla spiaggia dopo avere salvato l’isola dal tentativo del
perfido «Uomo in Nero» di farla inabissare con tutti i superstiti.” Il finale nascosto
pubblicato criptato dal Corriere.it ha il dono della sintesi e segnala
un tasso di “rispetto della suspence” piuttosto inusuale (di solito
giornalisti e critici non si fanno scrupoli nello spifferare colpi di
scena e/o a brutalizzare happy end). Ulteriore segno del
timore reverenziale che incute la serie-evento giunta domenica scorsa
all’epilogo, preceduto (e seguito, a occhio e croce) da un fiume di
parole senza precedenti sui media di tutto il mondo.
Il secondo paragrafo criptato descrive l’inevitabile amaro in bocca.
Secondo il Corriere.it “gli autori della serie hanno scelto un finale
più ambiguo per la realtà alternativa centrata su Los Angeles: tutti i
personaggi si riuniscono sorridenti in una chiesa, dopo avere ritrovato
il ricordo del loro passato nell’isola, per una cerimonia soffusa di
luce dove i confini tra morte e vita appaiono incerti. Come era
prevedibile gran parte degli interrogativi della serie non sono stati
risolti.” Marzia D’Elia, sulla fan-page italiana su Facebook, sintetizza: “e anche stavolta nn si è capito un bel niente!!!”.
“LOST!!!!!!!!!!!!! CHE FINALE INCREDIBILE anche se ho capito ben
poco… e devo aspettare i sottotitoli…. però ho pianto lo
stesso!!!!!!!!!!!!!!!!!! mi mancherete…” Antonella Stirpe coglie
il sale dello spirito comunitario che ha fatto da lievito a sei anni
d’intrighi, misteri, realtà parallele, viaggi nel tempo, input
pan-religiosi (l’ultima location dell’ultimo episodio, per
dire, è una chiesa in cui Jack Shepard viene fatto entrare dalla
sagrestia, ricolma di icone di tutte le religioni, disposte
minuziosamente una di fianco all’altra).
Nessuna verità definitiva rivelata (neanche alla fine), quindi, ma
molte suggestioni al confine tra scienza e mistero, condivise con
crescente trepidazione da milioni di persone in tutto il mondo,
innanzitutto online (nelle centinaia di siti-forum-blog dedicati).
Un’ottima ragione per litigare e fare amicizia, per riuscire a dire –
dopo sei anni – “mi mancherete”.
L'articolo è stato pubblicato su The Front Page.
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